martedì 5 febbraio 2019

La Reliquia della Madonna delle lacrime di Siracusa fa visita alla comunità parrocchiale



Le lacrime non sono sempre la risposta al dolore ci sono lacrime di speranza, di preghiera e di gioia per una vita nuova. E' questo il profondo messaggio che padre Enzo Candido del Santuario di Siracusa ha lasciato alla comunità di Rosarno che nei giorni scorsi ha accolto con grande devozione il Reliquario, fortemente voluto dal vicario parrocchiale Don Giuseppe Calimera, contenente le lacrime versate dal Quadretto della Madonna di Siracusa. Il Reliquario è stato nella Parrocchia Maria Santissima Addolorata dal venticinque al ventisette gennaio e la sua presenza ha riunito centinaia di fedeli che sono accorsi da tutta la Piana di Gioia Tauro per venerare quella piccola custodia che per tre giorni è stata preziosa per chiunque l’abbia visitata, donne, uomini, bambini, giovanissimi, i quali hanno posto in quelle lacrime che hanno rigato il volto dolce di Maria le proprie speranze, i propri desideri e, hanno condiviso con Lei il peso delle proprie fatiche quotidiane e dei propri dolori, alcuni devastanti. Pur essendo intoccabile ed esposta in un piccolo baldacchino festante in alto la reliquia profumava anche da lontano del cuore tenero di Maria che ha pianto tanti anni fa per raccogliere dentro di sé tutto il dolore dei suoi figli che non abbandona mai. Il Reliquario, inoltre, è stato sorvegliato notte e giorno dai componenti dell’Associazione Nazionale  Carabinieri sezione di Rosarno e dalla Confraternita dell’Addolorata che ha prestato il proprio servizio ininterrottamente a tutte le funzioni liturgiche e non. Le lacrime sono arrivate in piazza Calvario, sono state consegnate al parroco don Rosario Attisano che insieme al Vicario parrocchiale Don Giuseppe Calimera hanno guidato una composta processione che ha attraversato le vie principali della città di Rosarno ed ha raggiunto la chiesa Maria Santissima Addolorata dove è stato recitato il rosario e, al termine della concelebrazione eucaristica presieduta da padre Candido e dai sacerdoti Attisano, don Giuseppe Calimera, padre Luigi Ragione e dal diacono Mimmo Serreti, affiancati dalla Confraternita all’Addolorata, che ha indossato le tuniche dedicate alla Vergine come si fa nelle ricorrenze e nei momenti speciali comunitari, è stato proiettato un documentario storico della lacrimazione di Maria. Un’occasione per la comunità rosarnese per incontrare un’altra comunità devota quella sicula nelle storia delle lacrime di Maria. Cosa accadde? 
«Due giovani coniugi, Angelo Iannuso e Antonina Lucia Giusti, sposatisi il 21 marzo del 1953, abitavano in una modesta casa in via degli orti di S. Giorgio a Siracusa. La signora Antonina era in attesa del primo bambino, ma la gravidanza però si presentava difficile, al punto che a volte le procurava l’abbassamento della vista; il 29 agosto verso le 3 di notte, quel disturbo si acuì a tal punto, da renderla completamente priva di vista. Lo scoraggiamento fu totale, procurandole molta sofferenza, ma inaspettatamente verso le 8,30 del mattino, la vista tornò come prima e alzando lo sguardo verso il quadretto di gesso attaccato a capo del letto, incredula e meravigliata vide grosse lacrime scendere sul viso della Madonnina. Immediatamente richiamò l’attenzione del marito gridando: “La Madonnina piange”. Come era da aspettarselo, la notizia si sparse velocemente in tutta Siracusa e da lì nel mondo, suscitando enorme scalpore; la casa dei coniugi Iannuso si trasformò in meta di pellegrinaggio, che le foto dell’epoca documentano, perché tutti volevano vedere la “Madonnina che piange”. La statuetta-quadretto era un mezzo busto di gesso, raffigurante il Cuore Immacolato di Maria ed era un regalo di nozze, ricevuto dai giovani sposi. La misteriosa lacrimazione si protrasse a più riprese dal 29 agosto al 1° settembre; l’atteggiamento della Chiesa in questo frangente, fu di opportuna prudenza; l quadro fu poi nei giorni seguenti sottoposto all’esame di una Commissione scientifica, che ne diede un’ampia relazione, il liquido raccolto venne sottoposto ad una serie di analisi chimico-fisico-biologiche, che confrontate con il secreto lacrimale di un adulto e di un bambino di due anni e sette mesi, facevano riscontrare la stessa composizione e le stesse sostanze escretorie del tipo di lacrime umane».
Lo stesso giorno padre Candido ha fatto una catechesi per le famiglie e per gli operatori pastorali per fortificare il significato della prima comunità umana qual è la famiglia, un luogo in cui si scopre e si assapora l’amore e si hanno le prime relazioni sociali e per rafforzare la comunione nei fedeli al servizio della chiesa.  Il secondo giorno il Reliquiario è stato scoperto dai più piccoli, dagli alunni della scuola primaria e della scuola secondaria di secondo grado, successivamente le lacrime hanno lasciato la chiesa per andare nelle case dei malati che ha accarezzato le loro mani e i loro occhi con tenerezza e speranza, donando un momento di luce a chi non riesce più ad alzarsi dal letto. Con grande commozione è stata anche partecipata la veglia di preghiera mariana e l’adorazione eucaristica per tutta la notte, sia il reliquiario sia Gesù non sono stati lasciati soli un attimo, un fiume di persone si è recato in chiesa per pregare con tutta l’anima vicine a persone importanti per il cuore e buone, come fosse un bisogno fisico e spirituale, un bisogno vitale. L’ultimo giorno la Madonna è stata con la comunità rosarnese nel giorno del Signore quello senza tramonto e la sua visita è culminata con le famiglie che hanno perso un figlio, con l’associazione “Figli tra gli angeli” guidata da Mimmo Barillà che ha perso un giovane figlio in un tragico incidente stradale e con una fiaccolata che ha accompagnato la reliquia dove l’ha incontrata per la prima volta, in piazza Calvario per salutarla con il cuore pieno di speranza. Un momento forte quello con i “Figli tra gli angeli” che ha lasciato un segno nella vita di chi ne ha preso parte, il cui assistente spirituale è lo stesso don Rosario Attisano, il quale assorbe tutto il loro dolore cercando di confortarli nella fede, un momento vissuto pienamente nella liturgia dove si compie la pienezza del Signore vivo. Nessuno dimenticherà quella fila interminabile di strazio e di sofferenza terribile e annientante composta da mamme e papà che giunti all’altare hanno ripetuto con voce piegata il nome del proprio figlio morto mentre hanno acceso una candela che ha preso le sembianze di piccoli angeli la cui fiammella accesa, divina e celestiale per qualche minuto ha abbracciato, coccolato e unito i cuori dei genitori con i loro figli in cielo perché non c’è mai fine al dolore per la perdita di un figlio e solo nella forza in Dio si possono piangere lacrime di speranze.

Kety Galati