Le lacrime non
sono sempre la risposta al dolore ci sono lacrime di speranza, di preghiera e
di gioia per una vita nuova. E' questo il profondo messaggio che padre Enzo Candido
del Santuario di Siracusa ha lasciato alla comunità di Rosarno che nei giorni scorsi
ha accolto con grande devozione il Reliquario, fortemente voluto dal vicario
parrocchiale Don Giuseppe Calimera, contenente le lacrime versate dal Quadretto
della Madonna di Siracusa. Il Reliquario è stato nella Parrocchia Maria
Santissima Addolorata dal venticinque al ventisette gennaio e la sua presenza
ha riunito centinaia di fedeli che sono accorsi da tutta la Piana di Gioia
Tauro per venerare quella piccola custodia che per tre giorni è stata preziosa
per chiunque l’abbia visitata, donne, uomini, bambini, giovanissimi, i quali
hanno posto in quelle lacrime che hanno rigato il volto dolce di Maria le
proprie speranze, i propri desideri e, hanno condiviso con Lei il peso delle
proprie fatiche quotidiane e dei propri dolori, alcuni devastanti. Pur essendo intoccabile
ed esposta in un piccolo baldacchino festante in alto la reliquia profumava
anche da lontano del cuore tenero di Maria che ha pianto tanti anni fa per
raccogliere dentro di sé tutto il dolore dei suoi figli che non abbandona mai.
Il Reliquario, inoltre, è stato sorvegliato notte e giorno dai componenti dell’Associazione
Nazionale Carabinieri sezione di Rosarno
e dalla Confraternita dell’Addolorata che ha prestato il proprio servizio
ininterrottamente a tutte le funzioni liturgiche e non. Le lacrime sono arrivate
in piazza Calvario, sono state consegnate al parroco don Rosario Attisano che insieme
al Vicario parrocchiale Don Giuseppe Calimera hanno guidato una composta
processione che ha attraversato le vie principali della città di Rosarno ed ha
raggiunto la chiesa Maria Santissima Addolorata dove è stato recitato il
rosario e, al termine della concelebrazione eucaristica presieduta da padre
Candido e dai sacerdoti Attisano, don Giuseppe Calimera, padre Luigi Ragione e dal diacono Mimmo Serreti, affiancati dalla Confraternita all’Addolorata, che ha indossato le tuniche
dedicate alla Vergine come si fa nelle ricorrenze e nei momenti speciali comunitari,
è stato proiettato un documentario storico della lacrimazione di Maria. Un’occasione
per la comunità rosarnese per incontrare un’altra comunità devota quella sicula
nelle storia delle lacrime di Maria. Cosa accadde?
«Due giovani coniugi, Angelo Iannuso
e Antonina Lucia Giusti, sposatisi il 21 marzo del 1953, abitavano in una
modesta casa in via degli orti di S. Giorgio a Siracusa. La signora Antonina
era in attesa del primo bambino, ma la gravidanza però si presentava difficile,
al punto che a volte le procurava l’abbassamento della vista; il 29 agosto
verso le 3 di notte, quel disturbo si acuì a tal punto, da renderla
completamente priva di vista. Lo scoraggiamento fu totale, procurandole molta
sofferenza, ma inaspettatamente verso le 8,30 del mattino, la vista tornò come
prima e alzando lo sguardo verso il quadretto di gesso attaccato a capo del
letto, incredula e meravigliata vide grosse lacrime scendere sul viso della
Madonnina. Immediatamente richiamò l’attenzione del marito gridando: “La
Madonnina piange”. Come era da aspettarselo, la notizia si sparse velocemente
in tutta Siracusa e da lì nel mondo, suscitando enorme scalpore; la casa dei
coniugi Iannuso si trasformò in meta di pellegrinaggio, che le foto dell’epoca
documentano, perché tutti volevano vedere la “Madonnina che piange”. La
statuetta-quadretto era un mezzo busto di gesso, raffigurante il Cuore
Immacolato di Maria ed era un regalo di nozze, ricevuto dai giovani sposi. La
misteriosa lacrimazione si protrasse a più riprese dal 29 agosto al 1° settembre;
l’atteggiamento della Chiesa in questo frangente, fu di opportuna prudenza; l
quadro fu poi nei giorni seguenti sottoposto all’esame di una Commissione
scientifica, che ne diede un’ampia relazione, il liquido raccolto venne
sottoposto ad una serie di analisi chimico-fisico-biologiche, che confrontate
con il secreto lacrimale di un adulto e di un bambino di due anni e sette mesi,
facevano riscontrare la stessa composizione e le stesse sostanze escretorie del
tipo di lacrime umane».
Lo stesso giorno padre Candido ha
fatto una catechesi per le famiglie e per gli operatori pastorali per fortificare
il significato della prima comunità umana qual è la famiglia, un luogo in cui
si scopre e si assapora l’amore e si hanno le prime relazioni sociali e per
rafforzare la comunione nei fedeli al servizio della chiesa. Il secondo giorno il Reliquiario è stato
scoperto dai più piccoli, dagli alunni della scuola primaria e della scuola
secondaria di secondo grado, successivamente le lacrime hanno lasciato la
chiesa per andare nelle case dei malati che ha accarezzato le loro mani e i
loro occhi con tenerezza e speranza, donando un momento di luce a chi non
riesce più ad alzarsi dal letto. Con grande commozione è stata anche partecipata
la veglia di preghiera mariana e l’adorazione eucaristica per tutta la notte,
sia il reliquiario sia Gesù non sono stati lasciati soli un attimo, un fiume di
persone si è recato in chiesa per pregare con tutta l’anima vicine a persone
importanti per il cuore e buone, come fosse un bisogno fisico e spirituale, un bisogno
vitale. L’ultimo giorno la Madonna è stata con la comunità rosarnese nel giorno
del Signore quello senza tramonto e la sua visita è culminata con le famiglie
che hanno perso un figlio, con l’associazione “Figli tra gli angeli” guidata da
Mimmo Barillà che ha perso un giovane figlio in un tragico incidente stradale e
con una fiaccolata che ha accompagnato la reliquia dove l’ha incontrata per la
prima volta, in piazza Calvario per salutarla con il cuore pieno di speranza.
Un momento forte quello con i “Figli tra gli angeli” che ha lasciato un segno
nella vita di chi ne ha preso parte, il cui assistente spirituale è lo stesso
don Rosario Attisano, il quale assorbe tutto il loro dolore cercando di
confortarli nella fede, un momento vissuto pienamente nella liturgia dove si
compie la pienezza del Signore vivo. Nessuno dimenticherà quella fila
interminabile di strazio e di sofferenza terribile e annientante composta da
mamme e papà che giunti all’altare hanno ripetuto con voce piegata il nome del
proprio figlio morto mentre hanno acceso una candela che ha preso le sembianze
di piccoli angeli la cui fiammella accesa, divina e celestiale per qualche
minuto ha abbracciato, coccolato e unito i cuori dei genitori con i loro figli
in cielo perché non c’è mai fine al dolore per la perdita di un figlio e solo
nella forza in Dio si possono piangere lacrime di speranze.
Kety
Galati
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